La scelta del nome da dare alla nostra “casa vacanza” non è stata cosa semplice. Volevamo donargliene uno che la rappresentasse, ma soprattutto che potesse dipingere appieno la nostra famiglia.
La “tompela” non è soltanto un’immagine che ci racconta, quanto parte della nostra storia.
Essa si presenta come una stecca derivante dalla sfogliatura dei polloni del nocciolo , costituisce la parte fondamentale della gerla e ne rende possibile il caratteristico intreccio.
I fusti di nocciolo, del diametro massimo di alcuni centimetri, vengono tagliati nei mesi tardo estivi e autunnali. Nei mesi primaverili e di inizio estate, infatti, l’eccessiva presenza di linfa nel fusto compromette la malleabilità del prodotto, rendendolo troppo morbido.
La “tompela”è per noi un’emozione che ci riporta a quando eravamo bambini ed il nonno ci insegnava l’arte delle ceste e dei cestoni. Durante le serate passate in una sorta di adorazione, egli ci raccontava che, come noi, anche lui aveva imparato osservando. Era il 1941 quando il nonno Domenico, all’età di appena 12 anni, si cimentò nella costruzione dei primi “cestoni”, ovvero le gerle, e solo successivamente delle scale.
A scuola, infatti, il sabato mattina veniva dedicato ai lavori manuali e fu proprio durante uno di quei “laboratori” ante litteram che il nonno scoprì l’arte della lavorazione del legno. Da quel momento il profumo dei bastoni di nocciolo e delle “stanghe” di larice lo avrebbero accompagnato per la vita.
Durante gli anni ’40 il lavoro scarseggiava e nei mesi invernali, quando a causa dei lunghi e rigidi inverni non si poteva lavorare all’esterno, l’intreccio delle “tompele” -appreso quasi per gioco- divenne l’unico mezzo per il sostentamento. Durante l’anno le occasioni per la vendita erano scandite dalle feste legate all’agricoltura che si svolgevano nelle città di Pergine e Trento: la Ceriola, la Festa Granda, el Rosari, ma soprattutto le fiere di Santa Luzia e Santa Cros.
Era il 5 ottobre del 1948 e non c’era lavoro. Il fratello più vecchio decise di migrare in Francia, dove trovò occupazione come minatore. Quel venerdì pomeriggio, mentre il nonno ultimava un “ceston”, si ascoltavano le preghiere della nonna che avrebbe voluto vedere il nipote ritornare qui alle Piazze.
Vittorio non mantenne quella promessa, ma si impegnò per ritornare tutte le estati. Egli chiese ai fratelli di costruire una casa vicina alle loro abitazioni, cosicché potesse soggiornarvi.
Nel 2006, quando Vittorio era ormai anziano e impossibilitato a viaggiare, i miei genitori decisero di acquistarla ed ora “la Tompela piciola” – l’appartamento a piano terra- e “la Tompela granda” – l’appartamento al primo piano- sono pronti per accogliere chiunque decida di trascorrere delle giornate all’insegna del relax.
La tompela è una stecca dura solo agli occhi di chi la guarda frettolosamente e non si prende il tempo di conoscerla. L’acqua calda le dona nuova duttilità, ma è soltanto l’incontro con altre stecche a consentirne il meraviglioso intreccio. Ecco: la tompela descrive la nostra famiglia meglio di qualsiasi altra immagine.